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Visualizzazione dei post da maggio, 2015

Il quaderno di Maya

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Cara Malù, una mia amica sostiene che i libri non entrino mai a caso nella nostra vita. Se così è, sono stata guidata verso la scelta di questa storia per una ragione.  Maya è una delle numerose "eroine" della Allende. Papà cileno, mamma danese, che ben presto fa ritorno in Danimarca lasciandola sola con il padre, il quale, a sua volta, l'affida ai nonni perché troppo occupato a girare il mondo per lavoro (è un pilota).  Maya, quindi, cresce nella grande casa dei nonni a Berkeley. La sua Nini (la nonna paterna), fuggita con il figlioletto dal Cile durante la guerra civile a seguito della morte del primo marito, ha incontrato in Canada il vero amore della sua vita, un professore di astronomia di colore, chiamato "Popo" da Maya, il nonno adorato che l'accoglie sulla sua grande pancia e le mostra le stelle col telescopio nella torre della casa che ospita l' osservatorio.  Maya trascorre con i nonni un'infanzia felice, tra la scienza e le

Il caso non esiste

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Cara Malù,  il periodaccio che ho passato due anni fa ha portato del buono.  In realtà, ormai credo fermamente che da qualunque situazione, anche la più brutta, possa nascere del buono.  Certo, questa affermazione presta il fianco a tante obiezioni quante sono le disgrazie a cui ci capita di assistere o comunque di cui sentiamo parlare ogni giorno, guardando semplicemente il tg. A queste obiezioni potrei rispondere solamente così: è una questione di fede . Non propriamente la fede religiosa, quanto quella speranza graniticamente intatta che possiede chi crede che comunque tutto tenda alla perfezione, che c'è un disegno che conduce al buono, anche se non lo possiamo comprendere. Quella speranza che, appunto, ti porta a pensare che, nonostante tutto, arriverà il bello che c'è in ogni cosa.

Le prime volte di Baby M. : il mare!

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Cara Malù, il mio polpettone di patate e fagiolini sta crescendo rapidamente.  Sono quasi dieci mesi che è arrivato a sconvolgermi la vita, forzando la mia natura pantofolaia con le sue continue richieste di attenzioni.  E' una faticaccia crescere un figlio? Sì, almeno per me .  Ne vale la pena? Sì .  E non è un sì detto perché non sarebbe socialmente accettabile un no. E' un sì sincero e la ragione è fondamentalmente questa: non mi sono mai sentita scoppiare il cuore d'amore per qualcuno fino a che non sono diventata mamma, non così.  Quando lo guardo e lui sfodera il suo sorriso a 8 denti il mio cuore fa BUM. Quando lui parlotta e dice qualcosa che assomiglia a "Mamma" il mio cuore fa  BUMBUM. Quando mi lecca il naso come volesse darmi un bacino, pur sapendo che cerca solamente di azzannarmi, il mio cuore fa....hai capito.

Jellicle cats come out tonight!

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Cara Malù,  la luna stasera toglie il fiato. Ti scrivo mentre Lei, pian piano, sta facendo capolino da dietro i palazzi che si trovano di fronte alla finestra della mia camera.  Posso ammirarla comodamente seduta sul letto e in testa m'è partita la canzoncina di Cats, Jellicle songs for Jellicle Cats! Cavolo, mi sento un Jellicle Cat e mi viene da miagolare alla luna, è troppo bella! Ok, ora mi ripiglio, tranquilla. Però guardala, cavolo, sembra essere stata messa lì per dirci: " Ehi, state tranquilli, è tutto a posto!". Oggi, 4 maggio, è il Wesak, un' importante festa buddhista, e non posso non pensare al Nepal. Ho fatto la mia donazione sul sito di AGIRE e invito tutti a donare qualcosa, per quello che ciascuno può.  Mi piacerebbe anche scoprire di chi sia il merito del meraviglioso profumo "floreale" (forse gelsomini..mah..) che a partire dal tramonto sostituisce l'aria normalmente "smoggosa" del mio quartiere facend

Rondò Veneziano

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Cara Malù,  quando avevo cinque anni i miei mi iscrissero a danza classica e mi fecero il più bel regalo che potessero farmi, anche se forse non se ne sono mai resi conto. Fu amore. Di quelli assoluti. Mi ricordo come fosse ieri la mia prima palestra, l'odore del parquet e della pelle delle ballerine senza punta appena comprate, i laccetti da cucire, il body azzurro (eh, sì, quello bianco col tutù arrivò solo alcuni anni dopo).  Mi ricordo che mi accompagnava sempre mia zia e dopo lezione "scendevamo" (letteralmente, bastava fare le scale) al bar dove mio nonno giocava a carte per far passare il tempo nei pomeriggi invernali e mi scolavo il succo di frutta alla pesca. Mi ricordo l'emozione dei saggi. La meravigliosa sensazione di stare sul palco, lo scricchiolare delle assi di legno sotto i piedi, il caldo delle luci colorate e, ancora, l'odore della pece, del borotalco usato dalle ballerine "grandi" per calzare meglio le scarpe con le p