Tentativo di ricomporre pensieri scomposti.

Cara Malù,

i pensieri corrono così veloci che non riesco a ritrovarmici. Vorrei metterli tutti tutti in fila come soldatini, in ordine perfetto e poi addomesticarli, raccontandoli a te. 
Ma non ci riesco. 
Sono un guazzabuglio di emozioni, di razionalità e irrazionalità, di utopia e concretezza che si alternano senza tregua nel corso di queste ultime settimane.
Ne ho tenuto una traccia sulla mia moleskina del Piccolo Principe per poter creare una lista riassuntiva del mese trascorso, come già altre volte ho fatto quando il tempo passato dall'ultimo post è troppo e troppo è rimasto indietro, inespresso e incompiuto.



* La mia danza: si riparte. 

Svelo la conclusione a cui sono giunta con il percorso di business coaching che ho intrapreso a fine settembre. O perlomeno una parziale conclusione, sia perché il percorso non è ancora terminato sia perché non è che la punta dell'iceberg che è riemerso dalle acque della mia vita, quelle che sembravano aver fatto annegare la me stessa più autentica, la bambina che a cinque anni ha iniziato a danzare, a scrivere, a innamorarsi della magia e si è sentita sbagliata per questo. 

Ho scoperto che esiste una danza per tutti. Che questa danza può essere appresa e diffusa. Che si può aiutare altre persone a capire che il proprio corpo va bene così com'è e ha bisogno di muoversi, di respirare a ritmo di musica. Ho scoperto la danza terapia, o danza creativa, ideata da Maria Fux. Ho scoperto che posso diventare una danzaterapeuta alla faccia del percorso professionale intrapreso sinora, che non sono troppo vecchia, che tantissime altre persone hanno deciso di cambiare rotta e reinventarsi a qualsiasi età, che il sogno non era sbagliato, che c'è sempre stato un motivo per la mia empatia, la mia sensibilità, il mio amore per ogni forma di danza e per quel batticuore che mi prende quando ascolto una musica che mi entra dentro e mi fa immaginare una coreografia. Che posso portare in scena quella coreografia sul palcoscenico della mia vita, personale e professionale. Che alla fine Milano è vicina, così come la scuola italiana di Maria Fux. Che il tempo che passa non mi spaventa più e così neppure la durata triennale del corso e la decisione di iniziare il prossimo anno per aspettare che il mio bimbo sia più grandino e aver trovato le risorse economiche necessarie. 
Che mentre sabato ero lì a ballare liberamente, in questa città nebbiosa ma pulsante di possibilità, entrando in contatto con le storie e con la danza di altre anime, mi sono sentita a casa. Io ero a casa. Una casa fatta di pavimenti di parquet e pareti specchi e musica. Io ero me stessa.


Immagini tratti dal web.




Per chi volesse scoprire qualcosa 
su Maria Fux:















* Il senso di colpa materno: mi sta schiacciando. 

Ho smesso da tempo di seguire blog e siti sulla maternità con pochissime eccezioni che per lo più riguardano blog con contenuti che non si occupano di questo argomento se non come spaccato della vita quotidiana delle autrici che, in quanto madri, riportano naturalmente anche episodi che includono questo particolare aspetto della loro realtà. E proprio per tale motivo, non scatenano le terribili polemiche. 
Mi sono resa conto ad un certo punto che leggere le opinioni di tutte su qualsiasi aspetto legato alla crescita ed educazione dei figli mi faceva mettere in discussione di continuo, ma non in modo sano, soprattutto l'argomento spinosissimo "lavoro e maternità". 
Lo so che ognuno ha la proprio opinione sulla necessità che una madre non lavori più di poche ore al giorno per potersi dedicare ai figli perché "come la figura della mamma non ce n'è". Il fatto è che io non sono così e iniziavo a farmene un cruccio. 
Del tipo che mi stavo pentendo di aver fatto un figlio per non essere capace di smettere di pensare a realizzarmi professionalmente. Del tipo che sentivo le pesanti critiche alle madri che lavorano full time (non solo per scelta obbligata) come direttamente rivolte a me e ne soffrivo e mi sentivo pessima ed egoista. Stessa roba in merito alla decisione di non avere altri figli. Stessa roba in merito alla rinuncia all'allattamento dopo 40 giorni di scombussolamento emotivo. Stessa roba sulla decisione di non farlo dormire con me nel lettone, di non mandarlo al nido, di non....insomma, iniziavo a star male sul serio.
Non è che non leggendo più tutto ciò mi sia passato il senso di colpa. E' sempre lì, come un tarlo che pare essersene andato per poi rispuntare alla prima occasione. Ad esempio la scuola di Milano che vorrei frequentare comporterà la mia assenza per due weekend al mese quasi tutti i mesi. Due notti fuori al mese quindi. Io ero già in paranoia più totale. E non conta che mio marito non torni a casa tre giorni a settimana, io sono la madre e non posso farlo. Anche perché il Vichingo pare particolarmente sensibile ed emotivo e non accetta di buon grado le separazioni.
Allora ho pensato di rimandare al prossimo anno per far sì che qualche volta venga con me o rimanga dai nonni ad Alessandria che magari da lì posso fare avanti ed indietro. Dovrebbe essere più gestibile, sì. Posso farcela a non farlo soffrire. O dovrei aspettare altri anni? 

Non lo so. Certe volte mi sento soffocare. E mi ripeto che se ho deciso di fare un figlio devo dedicarmi a lui e non alle mie passioni, che a quelle dovevo pensarci prima e ora è tardi. Così facendo però temo di ritrovarmi piena di astio e insoddisfazione. Forse non sono adatta a essere una madre. Forse ho seguito un impulso dettato solamente dal calendario biologico e dalla vista del mio primo nipote che mi ha fatto desiderare di provare quell'amore lì, proprio quello, unico nel suo genere, tanto forte da risucchiarti. E invece avrei dovuto considerare la mia natura indipendente e ambiziosa. 

* Le chiacchiere vichinghe:   

Lorenzo chiacchiera da far paura da un mesetto circa. Non che prima non parlasse, ma da un mese a questa parte è partito con frasi complete e manifesta i suoi sentimenti anche con le parole (evvivaaaaa!).
Io vorrei avere una videocamera sempre pronta per riprendere ogni nuova espressione, ogni nuova canzoncina (canta, che bello!!), ogni nuovo verso, ogni nuovo gioco, ogni nuovo movimento. E' così meraviglioso, così spontaneo, così sorridente, così tenero. 
Ha imparato a dare i baci: li dà con un debole schiocco e bacia il padre solo sulla punta del naso perché lì non c'è la barba che lo punge. Bacia anche i suoi pupazzi e poi vuole che li bacino gli altri. 
Ha iniziato a giocare con la fantasia: fa finta ci sia un mostro e si nasconde sotto la coperta, cerca di acchiappare al volo un piccione (è fissato coi piccioni..) per poi liberarlo, cucina delle finte "tortine" e te le passa per mangiarle, trova i "pacchi" sul pavimento e li apre facendo anche la faccia sorpresa per quello che trova dentro.
Saluta anche timidamente chi va via, cosa che non aveva mai fatto neanche sotto tortura. Quando mi chiede di passargli qualcosa utilizzando il tono dell'ordine (mamma, latte! Mamma, cartoni!) io gli dico "Come si dice?" e lui si sforza di formulare una richiesta gentile del tipo "Motoe (favore) mamma, mi gngngnesti (passaresti) un pechegno (pochino) di atte (latte)?" e usa proprio la cadenza della domanda, cosa che mi fa impazzire!
Insomma, è uno spettacolo. Lui, ancora fulvo e cicciotto, è uno spettacolo. Lui e il suo essere bimbopatico (si apre solo con i bimbi che sceglie lui, quando vuole lui e per il tempo che decide lui) è uno spettacolo. Lui e la sua avversione per le giostre e la sua passione per le pozzanghere, i rametti, i sassi e le foglie è uno spettacolo. Il mio spettacolo. E spero di non fare un casino e riuscire a promuoverlo, questo spettacolo.

* Il cuore che non batte.

Mi manca la passione. Mi mancano le farfalle nello stomaco. Mi manca quell'ansia data dal non sapere se gli piaccio o no, l'attesa del primo incontro, il piacere di sentirsi desiderata e corteggiata. Mi manca sentirmi bella. Mi manca qualcuno che me lo ricordi. Mi manca avere la testa fra le nuvole. Anche se so che è tutto comunque effimero, destinato a durare una stagione, che poi comunque arriva l'abitudine a portarsi via buona parte della poesia. Mi manca, cazzo. Perché non lo provo da quando avevo vent'anni. Che se pare la cosa più romantica del mondo aver avuto come compagno di una vita il proprio marito, da un altro lato mi sembra di essermi persa un pezzo di gioventù.

* Un nuovo cuore che batte.

Sì, c'è un nuovo cuore che batte. No, non centro io (leggete sopra!). Sì, questa volta è una nascita a me molto vicina. Direi che è la nascita a me più vicina dopo quella dei miei nipoti. Più vicina alla mia anima, naturalmente. 
Un'altra donna ha compiuto la scelta più coraggiosa che si possa fare nella vita: cedere per sempre un pezzetto del proprio cuore per donarlo ad un altro essere umano, lasciare che ne faccia quel che vuole, che i figli non sono dei genitori e un giorno ce lo faranno notare, allontanando baci, carezze e consigli, e rischiare di uscirne un po' malridotta. 
Per quel che mi riguarda, io ci sarò, forse in disparte ma sempre lì.

* Il mio Natale.

E' un Natale vissuto perché il Vichingo ha l'età per gioire dell'albero di Babbale, ammirarlo e rimirarlo, ogni tanto spostare qualche pallina, lanciare gridolini ed esclamare "oh, sssssìììì!" all'accensione delle luci. 
Io sono una di quelle spostate in fissa col Natale ma devo dire che avverto un'atmosfera sempre più spenta nel mio quartiere e anche nella mia famiglia. Faccio sempre più fatica ad entrare nel giusto clima. 
Vi lascio qualche immagine del mio Natale e la canzone natalizia che in assoluto preferisco (perlomeno quest'anno!).
E speriamo di risentirci prima del 25!




2,40 metri di albero di Babbale!



  






Commenti

  1. I tuoi dubbi Serena cara, sono quelli di tutte le donne che lavorano e hanno figli. E' soltanto il modo di affrontarli che è diverso perchè dipende da persona a persona e dall'ambiente che ha intorno.
    Leggere quello pensano e dicono le altre mamme è anche giusto però poi bisogna valutare i singoli casi che non sono mai tutti uguali.
    Non farti troppi crucci, stella. La vita è questa, prendere o lasciare. I sacrifici li fanno i genitori e i figli però sono sacrifici che aiutano a crescere loro e noi.
    Poi, la separazione... mica lasci il bambino solo in casa o all'asilo? Saprai a chi affidarlo quando ti dovrai allontanare e ti fiderai di queste persone.
    Il problema è che noi donne siamo "malfatte" da questo punto di vista. Ci sentiamo in colpa di non poterci dividere e rischiamo di fare rinunce che col tempo ci peseranno per non far soffrire gli altri, soprattutto i bimbi. Siamo tutte così e tutte... permettimi, sbagliamo. E mi ci metto anch'io nel mezzo, eh... anche se ormai ho l'età da diventare nonna ricordo i momenti di cui parli.
    Coraggio! Non rinunciare alla tua vita ma non rinunciare all'amore di tuo figlio. Saprà dartelo anche se ogni tanto ti allontanerai
    Baio!

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    1. Sai cos'è che fa davvero male? E' che chi ritiene che una mamma non debba lavorare più di quattro ore al giorno poi conclude dicendo che non si dovrebbero fare figli in caso contrario..è questo che fa male. Io non ci pensavo minimamente, non mi sono posta il problema prima di diventare mamma, non lo vedevo come un out out. Poi sono entrata nel tunnel delle polemiche social e ho iniziato a riflettere..continuo a credere che sia un pensiero sbagliato nella sua perentorietà ma sicuramente fatico a essere serena perché non ho una mia risposta, non ho una mia verità. Che casino Pat..ti ringrazio per il tuo commento..tvb!

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    2. E ne sono convinta, Serena.
      Anche perchè ognuno giudica in base al suo metro personale senza mai mettersi nei panni altrui, cosa alquanto difficile coomunque.
      Poi tutti questi estremismi... tutte queste convinzioni di essere le uniche persone ne giusto mentre gli altri sbagliano... che OO!
      Le polemiche social... mandale al diavolo. Tu devi vivere la tua vita e non la loro. Ci siete tu e tuo marito col bimbo, gli altri tutti affa.......
      E poi fare figli è una scelta personale, intima. E' vero che una donna è penalizzata nella carriera se ha figli però non è detto che non riesca contemporaneamente a farla e ad educare fior di gentiluomini.

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    3. Scusa ho dimenticato una cosa...
      E una mamma troppo presente, che magari anche oppressiva con la sua presenza ecessiva, è un bene per il bambino? Magari una mamma stressata e confusa per aver dovuto rinunciare a ciò che le piaceva, irritata per la rinuncia, non serena?

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    4. che OO mi piace un sacco uhauahuahuah!
      Guarda, razionalmente sono con te al 100%...è quella parte emotiva che ogni tanto si impadronisce di me che poi mi fa agire in modo diverso..ma cercherò di seguire solo la mia testa e il mio cuore senza influenze esterne!!

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    5. usalo pure! Non c'è copyright ahhahahahaha
      Sai, il fatto è che ormai la mia bambina ha quasi 27 anni, il 27 dicembre, quindi vedo le cose col senno di poi. Capisco però che quando si è dentro i dubbi e i tormenti siano sempre presenti.

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  2. Sono d'accordo con te in tutto, anche la parte della madre e dei blog dedicati alle mamme la vivo allo stesso modo. Non potendone averne dei figli mi sono sempre sentita giudicata un paria, cercando di realizzarmi professionalmente non mi faceva sentire per niente meglio.
    Grazie per aver condiviso tutti questi pensieri, ho trovato conforto leggendo il tuo blog ;) e ti sto seguendo
    P.S: adoro il Natale e la sua magia, i suoi colori...

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    1. I commenti come il tuo mi fanno pensare che questo blog ha un senso. Che pur essendo un blog per lo più personale, con qualche picco di cazzeggio, ha senso condividerlo con altri e non tenerlo nel cassetto. Quindi GRAZIE! Anche per essere una "spostata" del Natale come me :)

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  3. Cara Serena, leggendo questo tuo post mi viene da scriverti una sola cosa: sii te stessa, fai quel corso! Che sia quest'anno o il prossimo ma non rimandare oltre, fallo. E' un tuo sogno, la tua realizzazione. È vero, il bimbo è piccolo ora e conta anche la quantità del tempo che passi con lui, non solo la qualità ma questo non significa che tu non possa lasciarlo ogni tanto. Il distacco aiuta a crescere, a gestire la frustrazione e di certo non è un abbandono ed i bambini non sono stupidi, capiscono perfettamente! E poi una donna realizzata che sa inseguire i suoi sogni e organizzarsi è una persona completa, dunque una mamma migliore. Ciascuna deve trovare la sua strada: per alcune è tutta nella maternita', per altre in una famiglia numerosa, per altre ancora nel figlio unico, per alcune nel lavoro, per molte in una via di mezzo tra lavoro e famiglia. E allora? L'importante è stare bene, non rispondere alle aspettative altrui! I sensi di colpa temo ci saranno sempre, fanno parte del nostro essere madri e, ancora prima, donne. Però siamo essere razionali, dobbiamo usare la ragione per addomesticare il cuore, quando serve. Quanto al Natale, viverlo in pieno e' bellissimo, significa che hai mantenuto un cuore aperto, no?Oguno ha la sua festa preferita ed è giusto celebrarla (nel mio caso è il Carnevale). Insomma, vai avanti per la tua strada, con la serenità del tuo nome!!!

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    1. Grazie mille per il tuo sostegno Giulia! Lo farò, devo costruirmi un futuro professionale che mi rispecchi e che possa darmi quella soddisfazione che non ho trovato nel mio attuale lavoro. Dovrò combattere contro alcuni aspetti di me stessa ma questa è la vita, sempre, in ogni ambito. Sono contenta perché tu sei una di quelle madri che sostengono e non dividono e ho avuto la fortuna di conoscerti virtualmente 😊😙

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    2. Così mi fai arrossire, Serena!
      Comunque ricorda sempre che i bimbi cresceranno e prenderanno al loro strada e noi dovremo continuare con le nostre vite, arricchite dalla loro presenza ma non dipendendo da loro. Per questo, essere serene e felici della strada che abbiamo scelto e investire su di essa secondo me è importantissimo. Quale che sia la strada!

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    3. Sì, me lo ripeto sempre anch'io e ne sono convinta..

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